La malattia di Alzheimer è la malattia neurodegenerativa più diffusa ed è anche la principale causa di demenza tra la popolazione anziana. I sintomi più generici sono costituiti da un declino cognitivo con deficit di memoria progressivo e cambiamenti di personalità. La patologia è associata ad anomalie metaboliche, tra le quali la tossicità indotta dalla β-amiloide, al difetto del trasporto del glucosio nel tessuto cerebrale e le disfunzioni della glicogeno sintasi chinasi. Le cause di declino cognitivo possono essere attribuite ad una progressiva disfunzione sinaptica ed alla conseguente perdita di neuroni, la quale è localizzata in molte regioni vulnerabili (principalmente neocorteccia, sistema limbico e regioni sottocorticali). L’aumento della disponibilità di chetoni nel cervello, attraverso una chetosi moderata, ha un modesto effetto benefico sugli esiti cognitivi nell’Alzheimer lieve e moderato. Uno studio in vitro ha dimostrato che l’aggiunta di corpi chetonici (β-idrossibutirrato) protegge i neuroni dell’ippocampo dalla tossicità della β-amiloide: questo suggerisce possibili ruoli terapeutici per la dieta chetogenica sui difetti mitocondriali correlati alla malattia di Alzheimer. Beckett e collaboratori hanno dimostrato che un gruppo di topi con Alzheimer alimentati con dieta chetogenica mostravano una funzione motoria migliorata. Per quanto riguarda le evidenze sull’essere umano, uno studio randomizzato controllato (che ha coinvolto pazienti con Alzheimer lieve o moderato di genotipo APOe4) ha utilizzato formulazioni a base di acidi grassi a media catena (MCT) e ha mostrato miglioramenti significativi nei test cognitivi.

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