Il termine chetogenico è di derivazione greca e significa letteralmente capace di produrre chetoni. Esistono diversi trattamenti capaci di indurre questo potenziale effetto: la dieta chetogenica classica (DC), la variante con grassi a catena media (MCT), la dieta Atkins Modificata (MAD) e la dieta a basso indica glicemico. (LGIT). La DC è il protocollo chetogenico ancora oggi più studiato ed utilizzato nella pratica clinica, in particolare in epoca pediatrica. Rovescia la piramide alimentare classica che per la popolazione generale rappresenta una guida nelle scelte delle combinazioni alimentari ed è costituita principalmente da grassi. Sono vietati i cereali, le farine comuni, la pasta, il pane, le merendine. Le fonti di zucchero (in qualunque forma) devono essere attentamente calcolate e trasformate in precise grammature. Bisogna considerare che minime quantità di zuccheri sono contenute anche in alcuni salumi, formaggi o verdura. Per questo la dieta deve essere calcolata da un esperto e deve essere seguita con precisione. Il regime alimentare deve essere fattibile, per questo la dieta deve essere personalizzata tenendo conto dello stato di salute, dello stile di vita, dei gusti del paziente e di ogni altra variabile che possa garantire la migliore compliance.

La dieta mediterranea (1) e la KD (2) a confronto: l’immagine mostra la percentuale di energia apportata da ciascun macronutriente.

Come si può vedere dalla figura la composizione della dieta chetogenica risulta molto diversa dalla classica dieta mediterranea a cui siamo abituati, inoltre tutta la nostra educazione ed esperienza nutrizionale si radica nell’applicazione (almeno teorica) dei principi della dieta mediterranea oltre che del sano movimento. Deve rimanere assolutamente cosi. Non abbiamo ancora raccolto abbastanza dati per confermare con assoluta sicurezza che la dieta chetogenica possa essere sostenuta continuativamente per tutta la vita, in particolare nelle formule più restrittive e nei soggetti non affetti da patologia. Anche i dati nei pazienti con malattie metaboliche come li deficit del trasportatore della proteina 1 del glucosio (GLUT1) dove la prima e unica proposta di cura è la dieta, che bypassa il difetto metabolico genetico, i dati sono relativamente giovani. In letteratura si stanno raccogliendo comunque abbastanza esperienze per garantire attraverso i protocolli formulati, sicurezza ed efficacia nell’applicazione di questo trattamento, nel breve e medio termine.

La dieta non deve MAI essere intrapresa in autonomia o con metodiche “Fai da te”. Infatti necessita sempre di supplementazioni vitaminico/minerali specifiche e personalizzate. Per questo motivo i pazienti in dieto-terapia devono essere monitorati da un team multidisciplinare esperto e devono evitare cambiamenti non valutati prima con il medico/dietista di riferimento