L’idea che il digiuno potesse influenzare il controllo delle crisi epilettiche risale a un’era molto più antica di quella dell’inizio della ricerca scientifica. Nei Vangeli, in particolare nei capitoli secondo Marco, si trovano numerosi esempi sul beneficio della preghiera e del digiuno contro le così dette possessioni demoniache, verosimilmente attacchi epilettici. Sicuramente la preghiera ha aiutato, ma è più probabile che il digiuno abbia indotto il controllo delle crisi. Nel V secolo a.C., Ippocrate descriveva altre testimonianze sugli effetti dell’astinenza da cibo e bevande. La storia narra che nel 1920 un avvocato Newyorkese distrutto dalla condizione del piccolo figlio affetto da epilessia per il quale non si trovava una cura efficace, si è affidato alla pionieristica esperienza di un osteopata del Michigan, tale Huge Conklin. Conklin affermava, pur senza evidenze scientifiche al riguardo, che la causa dell’epilessia risiedeva in un effetto di “tossicità cerebrale” causata dal rilascio di tossine da parte delle placche intestinali. Il bambino venne quindi sottoposto ad una dieta idrica, con la quale cominciò a migliorare. E’ riportato che lo zio o un parente di questa famiglia fosse Russel Wilder, biochimico della MayoClinic, il quale mise a punto e pubblicò nel 1922 il primo protocollo classico della dieta chetogenica, suggerendo che un elevato apporto di lipidi potesse indurre la formazione di corpi chetonici, capaci di fornire una fonte energetica alternativa per l’organismo. Successivamente Talbot e collaboratori introdussero il digiuno preliminare all’inizio della dieta, con un avvio graduale nei giorni successivi. Le loro indicazioni per il calcolo della dieta chetogenica classica vengono tuttora utilizzate. L’onda di interesse scientifico verso la dieta chetogenica come terapia dell’epilessia ha seguito i diversi tempi di proposta delle terapie farmacologiche. Dal 1938, l’introduzione di nuovi farmaci anti-epilettici come la Dintoina (1938), l’acido Valproico e la Carbamazepina (anni ‘70) fece ridurre lo studio del trattamento dietoterapico. Al John Hopkins Hospital di Baltimora, ricercatori come Livingston, Freeman e la dietista Millicent Kelley continuarono però ad applicare, studiare e perfezionare la dieta chetogenica. Nel 1994 un produttore cinematografico di Hollywood, Jim Abraham, sottopose suo figlio Charly, affetto da epilessia, alle cure del John Hopkins Hospital di Baltimora, con la dieta chetogenica. Funzionò, con notevoli risultati sulla salute del bambino. Ne seguì la prima pubblicazione del testo scritto dal Prof. J. Freeman sulle linee guida per l’utilizzo della dieta. Nel 1997, il bellissimo film con Meryl Streep dal titolo (tradotto) Un passo verso il domani (First Do No Harm), insieme al racconto trasmesso dalla rete americana NBC, fecero esplodere di nuovo l’interesse sul trattamento con dieta chetogenica (NBC Dateline Ottobre 1994).

Dagli anni ‘90, la dietoterapia chetogenica è stata sostenuta da associazioni di famiglie di pazienti , come la Charlie Foundation e la Matthew’s Friends.

Nel 2006, la Charlie Foundation ha istituito una commissione internazionale di pediatri epilettologi e dietisti al fine di redigere un protocollo comune per la gestione della terapia. Il risultato del loro lavoro si è tradotto nel Consensus Statement for the Ketogenic Diet presentato all’International Symposium on Dietary Therapies for Epilepsy and other Neurological Disorders nell’aprile 2008 (Phoenix, Arizona), un documento in cui si stabiliscono le linee guida internazionali per la dietoterapia con dieta chetogenica.

Anche in Italia, nel 2011 è stato redatto il primo consenso nazionale per l’applicazione della dieta e da allora numerosi sono i centri che propongono la dieta per il  trattamento delle epilessie farmacoresistenti infantili, nella sindrome da deficienza di GLUT1, di PDH e altre patologie metaboliche.