Un’alternativa alla dieta chetogenica classica è rappresentata dalla dieta con grassi a catena media (MCT), proposta per la prima volta nel 1971 dalla Dott.ssa Anna Huttenlocher (medico docente di pediatria, microbiologia e immunologia presso l’università del Wisconsin – Madison), la quale ipotizzò come l’utilizzo di oli MCT in una dieta sostanzialmente libera potesse avere un’azione anticonvulsiva. Gli oli MCT sono prevalentemente composti da acidi grassi a catena media quali acido ottanico e decanoico; essi vengono assorbiti in maniera più efficiente rispetto agli acidi grassi a lunga catena (LCFA) e vengono trasportati direttamente dall’albumina nel circolo portale. Nella cellula non necessitano della carnitina per il passaggio all’interno del mitocondrio, dove subiranno la β-ossidazione (Lee & Kossoff, 2011). Queste caratteristiche degli MCT si traducono in loro maggiore potere chetogenico rendendo necessaria una minore quantità di lipidi rispetto ai carboidrati e proteine per ottenere gli stessi livelli di chetosi, consentendo l’incremento della quota di questi ultimi due nutrienti (Lee & Kossoff, 2011). Nella dieta MCT la percentuale dei lipidi è pari circa al 75% delle calorie, delle quali il 60% è rappresentato da oli MCT; tuttavia questa quota, se introdotta velocemente, può provocare disturbi gastrointestinali come diarrea, vomito e crampi addominali (Neal, 2012). È stata quindi elaborata una variante della dieta in cui la quantità di MCT viene suddivisa: metà dell’introito lipidico è fornito da LCFA e l’altra metà da MCT. La riduzione della quota lipidica a carico degli MCT pare però non essere sufficiente per raggiungere i livelli ottimali di chetosi in alcuni pazienti (Neal, 2012); l’utilizzo quindi di una quantità tra il 40 e il 50%, regolata poi caso per caso, sembra essere un ottimo compromesso tra tolleranza gastrointestinale e chetosi. La riduzione del quantitativo di lipidi necessario per l’efficacia della dieta consente dunque un aumento della quantità di proteine e carboidrati. Nonostante ciò, i pasti preparati non risultano molto differenti dalla dieta chetogenica classica in quanto gli oli MCT vanno aggiunti obbligatoriamente ad ogni pasto. Gli oli MCT sono prevalentemente forniti come integratori, vista la loro scarsa disponibilità negli alimenti naturali (olio di cocco, palma, mandorla e piccole percentuali nel burro); andrà poi posta particolare attenzione durante la cottura dei cibi dato che questi acidi grassi sono molto sensibili alle alte temperature. Gli studi al riguardo dimostrano che non vi sono sostanziali differenze di efficacia rispetto alla dieta chetogenica classica (Liu & Wang, 2013). Già Schwartz e collaboratori (1989) confrontarono la dieta chetogenica classica (4:1) con la dieta MCT sia classica (60% MCT) che modificata (30% MCT) con risultati simili nel controllo delle crisi. Questi dati sono stati poi riconfermati attraverso studi più recenti, in particolare il trial randomizzato a cura di Neal e collaboratori (2009) mostra chiaramente come le differenze siano irrilevanti sia in termini di efficacia che di effetti collaterali.