La fisiopatologia primaria nella malattia di Parkinson è rappresentata dalla degenerazione dei neuroni dopaminergici nella sostanza nera. Questa condizione porta ad anomalie del movimento, della cognizione e di altre funzioni corticali. Un piccolo studio clinico ha dimostrato che alcuni pazienti, dopo aver seguito una dieta chetogenica, avevano migliorato i loro punteggi su una scala standard di valutazione specifica per la malattia di Parkinson; tuttavia, vista la piccola dimensione del campione, non è possibile escludere un effetto placebo. Nei modelli animali di malattia di Parkinson prodotti utilizzando una tossina (1-metil-4-fenil-1,2,3,6-tetraidropiridina) la somministrazione di corpi chetonici (acido β-idrossibutirrico) ha in parte prevenuto la disfunzione della catena respiratoria mitocondriale normalmente determinata dalla suddetta tossina. Inoltre, la dieta chetogenica è risultata protettiva nei confronti della neurotossicità della 6-idrossidopamina, che riproduce nei ratti la malattia di Parkinson. Vengono fornite ulteriori prove a supporto dei potenziali benefici dei corpi chetonici nella malattia di Parkinson da esperimenti in vitro che dimostrano gli effetti protettivi di questi substrati contro la disfunzione della catena respiratoria mitocondriale indotta in modo esogeno. Gli effetti positivi della dietoterapia chetogenica sulla funzione mitocondriale potrebbero essere un fattore chiave nell’utilizzo di tale dieta, dato che i chetoni possono correggere i deficit dell’attività del complesso I caratteristici della malattia di Parkinson.  

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