La terapia farmacologica dell’epilessia è sintomatica e non curativa.
Presupposto per il trattamento è la verifica di una tendenza delle crisi a ripetersi nel tempo, per assicurarsi quindi di essere di fronte ad una epilessia e non a crisi occasionali.
L’obiettivo è quello di raggiungere un controllo degli attacchi con effetti secondari minimi.
Si usano farmaci denominati antiepilettici (FAE), capaci cioè di controllare e bloccare la tendenza dei neuroni a produrre scariche epilettiche.
I farmaci sono selezionati sia in base al tipo di attacco da trattare, sia in base alla loro efficacia e sicurezza.
Se appropriatamente prescritti e assunti, i farmaci controllano completamente le convulsioni nel 70-80% delle persone. Le condizioni non migliorano con nessun farmaco disponibile nel 20% dei soggetti con epilessia generalizzata e ne 30%
dei casi con epilessia parziale,sia a causa della natura della malattia,sia per l’impossibilità da parte della persona di tollerarne gli effetti collaterali.
Di solito il trattamento viene iniziato con un singolo farmaco. La dose iniziale e il suo incremento dipendono dallo svilupparsi o meno degli effetti collaterali. È importante controllare i livelli plasmatici del farmaco poiché l’assorbimento varia da persona a persona. A tal scopo si raccomanda al paziente di assumere il farmaco ad orari precisi, in modo tale da mantenere costanti i livelli plasmatici del farmaco nell’arco delle 24 ore. Può essere necessario passare ad un altro tipo di farmaco qualora non si ottenga il controllo degli attacchi, o quando la tossicità renda impossibile aumentarne il dosaggio. Può essere necessario aggiustare il dosaggio del farmaco a causa di comorbilità, cambiamenti di peso o aumento dello stress.
L’interruzione improvvisa dell’assunzione dei farmaci antiepilettici può causare maggior frequenza negli attacchi o può aggravare lo stato epilettico.
Per questo motivol’attenta e costante collaborazione sia del medico che del paziente, e in alcuni casi del care-giver, è di rilevante importanza.